lunedì 26 dicembre 2011

Me l'avevo proposto

Tra i miei desideri per l’anno che sta per concludersi si trovava finire una copertina di patchwork, fatta in gran parte a mano, che avevo cominciato nel 2009. Passo a passo i piccoli pezzetti di stoffa si sono uniti per formare l'insieme.




Finalmente, eccola! È già sul nostro letto e riempie di colori la nostra camera. Felici sogni!!



sabato 24 dicembre 2011

Auguri

Oggi passerò la mia giornata in cucina: domani saremo 17 a pranzo. Il pranzo più importante dell'anno. E sono felice di celebrarlo da me con tutte le persone che amo.

Però ho voluto sedermi un attimo di fronte al computer per mostrarvi il presepe che hanno fatto i miei figli e per augurarvi tutta la felicità e dirvi

Buon Natale!!!!







lunedì 19 dicembre 2011

IL NOSTRO "TIÓ"





Il nostro “tió” è già arrivato. Come ogni anno, qualche giorno prima di Natale, dalle montagne lontane arriva in tutte le case un pezzo di legno con naso, occhi, bocca e un cappello rosso e nero tipico dei contadini catalani antichi (“la barretina”). I bambini lo nutrono con mandarini, cioccolato e altre cose buone. I genitori, ovviamente, si occupano che nel piatto restino soltanto le buccie e gli incarti. Poi il giorno di Natale si copre con una coperta e si picchia il poverino tió con un bastone mentre si canta una canzone. Lo scopo è che cachi dolci e regali per tutti. Non lo trovate davvero simpatico?




sabato 17 dicembre 2011

Candele natalizie

Natale si avvicina. Anche con i compagni al Liceo abbiamo fatto una piccola lezione pratica. Io e Júlia abbiamo insegnato come fare semplici però bellissime candele di patchwork. Le immagini parlano da sole. Spero che vi piacciano.












venerdì 9 dicembre 2011

Verona e molto di più


Il mio primo rapporto con Verona è stato la nebbia. Una nebbia fitta che nasconde tante meraviglie da scoprire. Ho avuto la stessa sensazione di quando ero bambina e aspettavo con ansia i regali di Natale finché non era arrivato il momento di scartarli. Infatti, quando in quest’epoca dell’anno la nebbia sparisce ci mostra una città bellissima, pulita, vestita a festa: alberi di Natale ben addobbati, bancarelle piene di torroni di tutti i gusti, duri e morbidi; strade per andare a zonzo anche se affollate di gente; turisti che cercano la casa di Giuletta e si fanno scattare una foto accanto alla scultura di questo personaggio che da Shakespeare è diventato il simbolo dell’amore, anzi dell’amore impossibile; piazze ampie con negozi eleganti e ristoranti dove mangiare un piatto di pasta oppure una pizza è un vero e proprio piacere; centinaie di lucine che danno un’aria magica alla città. E poi si trovano librerie, scaffali  e scaffali di libri, tanti nomi conosciuti e tanti altri da conoscere, tante storie da leggere, tante poesie da cui godere.
Insomma, un’atmosfera incantevole dove mi sembrava di trovarmi in un racconto di fate.

Ho avuto inoltre il tempo di fare qualche lezioni di italiano. Che piacere! Ho imparato un sacco di cose, ho ascoltato nuove canzoni, ho visto qualche pezzo di film. Quattordici ore di lezioni in due giorni non è male. Il tempo è passato d’un fiato. Sara, l’insegnante, è una ragazza in gamba che si è impegnata tantissimo. Non so se leggerai questo post, comunque garzie, cara!

Però da questo viaggio, Verona sempre sarà un viso gentile circondato da lunghi capelli castani e ricci e un bel sorriso. Il sorriso di Mammasorriso con la quale dopo esserci conosciute su Internet siamo riuscite a conoscerci di persona. Una tazza di cioccolata calda, tre ore di chiacchierata, scoprire che malgrado le distanze abbiamo tante cose in comune: l’amore per la nostra terra, per la nostra lingua, per il nostro lavoro e, soprattutto, per la nostra famiglia. E abbiamo scambiato auguri di Natale e dei doni fatti proprio da noi stesse. Ecco il cuore ripieno di noccioli di cilegia che mi ha regalato e che mi è piaciuto moltissimo.




Grazie anche a te, carissima, ti voglio benissimo. È arrivata però l’ora di salutarci, abbiamo fatto fatica a separarci, ci trovavamo così bene insieme, avevamo la sensazione che avremmo potuto continuare a parlare per ore. Però per godersi davvero di qualsiasi cosa, è giusto che debba finire, pure il mio soggiorno in Italia.

Sono già arrivata a casa non senza problemi per via della bomba che è stata trovata a Brescia e che ci ha costrette a fare un percorso lunghissimo con l’angoscia di non essere in tempo d’arrivare a prendere l’aereo. Alla fine, però, tutto è andato bene e serverò soltanto i bei ricordi di questo viaggio e di queste conoscenze.

Magari io possa tornare in Italia tra poco! Nel frattempo vi prego di farmela vicina.

venerdì 2 dicembre 2011

148

148 sono gli esami che ho dovuto corriggere durante gli ultimi giorni prima di partire per Verona. Perciò sono stata un po' assente del mio blog e dei vostri. Infine domani prendo l'aereo. Se possibile aggiorno il blog a Verona se non, vi racconto appena tornata.

giovedì 24 novembre 2011

Alla scoperta di... Erri De Luca


Durante l'ultima lezione d'italiano, l'insegnante ci ha fatto ascoltare questo poema di Erri De Luca recitato da lui stesso.

https://www.youtube.com/watch?v=SGfXS45CNOU

A me ha coinvolto, l'ho trovato molto sensibile. Per me rappresenta la profondità delle cose semplici, di tutto quello che a volte non sappiamo valorare perchè ci siamo già abituati. Ascoltatelo, ne vale la pena. Pensavo comprare un suo romanzo (I pesci non chiudono mai gli occhi) a Verona, però sono sicura che prenderò anche un volume della sua poesia.

E poi l'insegnante ci ha proposto un compito che mi è piaciuto un sacco: fare la nostra versione della poesia di Erri De Luca. Eccola! Non siate troppo esigenti con me: è il mio primo poema scritto in italiano, non tradotto dal catalano.



Considero valore l’alba che ci sorprende ancora abbracciati, le chiacchiere delle vicine, i miagolii dei gatti, il rumore della città che si sveglia.

Considero valore un cappuccino bevuto lentamente di fronte a te, l’aroma del pane appena fatto, l’odore delle strade quando cadono le prime gocce di pioggia.

Considero valore il buongiorno dell’autista del 64, una nuova giornata di lavoro, il problema che si può risolvere e quello che rimane, il sorriso di un compagno, la foto di un bambino attaccata in un angolo dello schermo.

Considero valore ritrovare un’amica, passeggiare insieme, ridere per tutto, provarsi vestiti che forse non compreremo. E darle un consiglio e serbare un segreto.

Considero valore fare la spesa, comprare quei cioccolatini che ti piacciono e volare a casa per una bella serata.

Considero valore godersi il tramonto, sentire un leggero brivido, notare il calore del tuo abbraccio e la dolcezza di un bacio sulla guancia.

Considero valore vedere insieme un film di Benigni, addormentarsi sul divano, spegnere le luci, ascoltare il silenzio della notte.

Considero valore il ricordo dei valori che non possiamo ormai condividere.

Teresa Guiluz

sabato 19 novembre 2011

La via del guerriero di pace



La via del guerriero di pace è un’autobiografia romanzata. È la storia di un ginnasta professionista, Dan Millman, che a diciotto anni vinse il Campeonato Mondiale di Trampolino a Londra. Così fu accettato nella squadra olimpionica degli Stati Uniti. Un accidente stradale in cui si ruppe le ossa della gamba destra, cancellò tutti i suoi sogni e il suo futuro come sportivo di élite. I dottori gli dissero che avrebbe avuto problemi motori per sempre e il suo allenatore mise un altro sportivo al suo posto.

Dan, però, non si arrese e fece il miracolo di ricuperarsi della lesione soltanto in un anno, aiutato da Socrate, un vecchio benzinaio che gli insegnò il valore di servire gli altri e la necessità di vivere nel presente. Socrate gli fece assaporire le piccole azioni quotidiane come mangiare, camminare, respirare... Insomma, La via del guerriero di pace è un viaggio all’inferno e ritorno, la storia di una rinascita.

La lettura è gradevole e ci sono momenti di riflessione brillanti:

“Non puoi fare nulla per cambiare il passato e il futuro non sarà mai esattamente come lo pianifichi o come vorresti che fosse. Il guerriero è sempre qui e ora. Le tue sofferenze, le tue paure e la tua rabbia, i tuoi rimpianti e i sensi di colpa, le invidie, i programmi e i tuoi desideri esistono soltanto nel passato o nel futuro.”

“La cosa triste non è la morte, ma il fatto che la maggior parte della gente non vive realmente.”

“Ho lottato con le illusioni per tutta la vita, preoccupato per ogni minimo problema personale. Ho dedicato la mia vita a migliorare me stesso senza mai vedere il vero obiettivo della ricerca. Volevo che il mondo andasse come volevo io, sempre priggionero della mia mente, preoccupato solo di me, di me, di me... Il gigante era questo me, questo ego, questo piccolo io con cui mi sono sempre identificato. E l’ho fatto fuori!”

“Incarna ciò che insegni, e insegna solo ciò che hai fatto tuo.”

Il libro porta un sottotitolo: Un libro che cambia la vita. Infatti ci sono tanti testimoni che parlano di come la lettura di questo libro ha influenziato nella loro vita. Penso che sia possibile. Nel mio caso, però, non è stato così, forse perchè io pratico lo yoga una volta alla settimana e perchè medito diariamente da sola a casa e poi appartengo a un gruppo di meditazione e ci riuniamo anche una volta alla settimana per meditare insieme e condividere le nostre sperienze. Inoltre, di solito applico alle mie azioni quotidiane la respirazione cosciente e provo a vivere nel presente.

È un libro che può servire a trovare la giusta motivazione e l’entusiasmo per le sfide della vita, che può aiutare a imparare ad avere il dominio della mente, a svelare le domande a cui non si sa trovare risposte.
Secondo me però ci sono passaggi troppo fantastici che demeritano quello che dovrebbe essere una storia vera. Direi di più, possono creare un’immagine falsa e soprannaturale di tutto quello che ha a che vedere con la via del guerriero: la consapevolezza, la meditazione, il rapporto fra mente e corpo.

Se i libri di self-help non vi piacciono non vi preoccupate, La via del guerriero di pace è un libro di crescita personale, un racconto epico che ha le sue radici nella quotidiànità.


domenica 6 novembre 2011

Autunno poetico

Campochiarenti (Toscana) Foto scattata da me

Novembre mi porta ricordi che mi fanno del male. Non smette di piovere. Di solito d'autunno è così. E presa dalla malinconia ho pensato a questo poema scritto tempo fa e che parla dell'autunno, forse dell'autunno della vita, di quello che sarebbe potuto essere e che invece si è rovinato per sempre.

Ti chiederò soltanto
che mi guardi con il riflesso
dell'ocraceo stormente
dell'autunno toscano.

Che con il dito
ripassi il mio viso
con l'innocenza di un bambino
che impara a leggere.

Che le tue labbra
non pronuncino nessuna parola
e che chiudano le mie
nel silenzio dell'imbrunire.

Che con le tue braccia
eviti i brividi
che si impadroniscono di me
adesso che fa fresco.

E quando saremo entrati
nelle vecchie dimore
e il buio rimarrà fuori,
potremo condividere nella stanza
il calore dello sguardo,
la finezza del tatto,
la tenerezza del bacio,
la caldezza dell'abbraccio.


Teresa Guiluz. Tradotto dal catalano in italiano.

lunedì 31 ottobre 2011

Ognissanti

In Catalogna la Festa di Ognissanti si festeggia la vigilia dell’1 Novembre. Negli ultimi tempi la tradizione americana di Halloween si imporre dappertutto. Comunque da noi le famiglie si sono sempre incontrate all’intorno della tavola per mangiare la patata dolce, le caldarroste e i panellets. Questa festa si chiama la “Castanyada” (per pronunciarlo correttamente in italiano si scrivirebbe “castagnada”), cioè la festa delle castagne, e anche dell’autunno, del tempo in cui i giorni cominciano a essere corti. Quei giorni in cui ci va di rimanere a casa tutti insieme, di metterci le pantofole, di sdraiarsi sul divano e prendere un bel libro oppure riempire la casa dell’odore dolce dei panellets.

I panellets sono dei dolcetti fatti di una massa basilare con mandorle, zucchero e patata. Poi si aggiungono pinoli, ciliegie, mele cotogne, cioccolato, cocco, spremuta di arancia o di limone, caffè... a seconda della preferenza di ciascuno.

Siccome oggi abbiamo fatto il ponte, ci siamo messi in cucina e abbiamo fatto i panellets. Ecco il risultato.


Peccato che non potete assagiarli. Comunque vi lascio la ricetta. Sarò felice se qualcuna di voi prova di farli perché è una tradizione molto nostra.

1/2 kg di farina di mandorle
300 gr. di patate lessate
300 gr. di zucchero
1 bustina di vanillina

Mescoliamo tutti gli ingredienti e facciamo una massa omogenia. La lasciamo riposare 12 ore aprossimativamente. Poi facciamo le polpette rotonde oppure allungati e le impaniamo con i pinoli, le mandorle grattugiate oppure ci mettiamo una cilegia, oppure ci mescoliamo un po’ di spremuta di arancia o di limone, oppure cocco, cacao... Per attaccare i pinoli e le mandorle serve ungerli con uovo sbattuto. Anche prima di infornarli si devono spennellare con uovo sbattuto.

Allora si infornano a 220º durante 3 minuti, poi accendiamo il grill fin che sono dorati. È preferibile farli la mattina e non mangiarli fino la sera.









E poi le tre generazioni. I miei sono venuti e abbiamo passato una bellissima serata. Alla piccola di casa quelli che piacciono di più sono i funghi che sembra che abbiano perfino gli aghi di pino (e che in realtà non è che cioccolato). Per me è una grandissima gioia essere tutti insieme.

venerdì 21 ottobre 2011

Prossima fermata... Verona

Ho ricominciato le lezioni di italiano. Comunque ho dovuto cambiare scuola. A Barcellona sempre ho studiato presso l’Istituto Italiano. Ho fatto l’iscrizione per il Superiore 2, però siccome c’erano iscritte soltanto cinque persone, il corso non si è fatto. Peccato. Allora ho trovato il Centro Culturale Ama l'Italiano e mi sono iscritta al corso “Esplora la lingua”. Ogni venerdì dalle 18.00 alle 20.00 sono felice di leggere, di parlare, di scoprire modi di dire e di avvicinarmi alla lingua dagli autori e dai suoi testi. L’insegnante, Ada, è una ragazza in gamba che mi piace tantissimo. Accanto a lei le due ore sfuggono senza appena rendertene conto. Addirittura non ci sarà un esame alla fine, quindi è un piacere assoluto. Mi accompagna anche una mia cara amica con cui condivido lavoro e due passioni: il patchwork e, ovviamente, l’italiano.

Non so se l’idea è stata sua oppure mia, però all’improvviso ci siamo trovate a fare progetti, a sognare. E a volte i sogni diventano realtà. Così. Si compra un biglietto per l’aereo, si prenota un bed & breakfast e si prenotano dieci ore di lezione individuale in tre giorni. Insomma, dal 3 all’8 dicembre saremo a Verona. Mattine libere per passeggiare, comprare libri, magari trovare qualcuno disposto a chiacchierare un po’ con due studentesse di italiano, mangiare la pasta e staccare la spina. Pomeriggi impegnativi con un insegnante che ci metterà in difficoltà (speriamo).

A Verona ci sono stata soltanto una volta e per poche ore. In quest’occasione voglio scoprirla al massimo, apprezzare tutte le richezze della città, perdermi per le sue strade, far finta di non essere straniera. Mi hanno detto che Verona è bellissima per Natale, spero vederla tutta ornata.

sabato 8 ottobre 2011

Il racconto dell'apprendista

Con il permesso del signor Benni, ho scritto un racconto, piuttosto per giovani lettori, come se io fossi un'avventora del suo "bar sotto il mare". Non è un gran che, però per me è stato un buon esercizio di scrittura.

Da piccolissimo ho avuto fama d’intrepido, d’audace. Le notti di paura mi facevano ridere, non me ne fregava niente di andare per luoghi ignoti, da solo e al buio, oppure di entrare nel castello del terrore.

L’estate in cui feci dieci anni, io e i miei andammo in vacanza ad un paesino dei Pirenei. Ci radunammo un bel gruppetto di raggazini di città. Passavamo insieme tutte le ore del giorno, pranzavamo in un soffio e ci rieravamo: la fonte, la foresta, il piazzale della chiesa, addirittura il cimitero. Nessuno voleva andarci, dicevano che era un posto pauroso. A me non faceva paura, infatti fu visto rapidamente e non ci successe mai niente di emozionante. Un mucchio di croci inchiodate a terra, qualche fiore di plastica piuttosto impolverato e qualche lapide che facevamo in modo di non calpestare. Soltanto mi attirai l’attenzione un’iscrizione:

                                               Matteo Giuntoli
                                               16 gennaio 1835

Quello che mi stupì, ovviamente, fu l’assenza della data della morte. Come mai non ci si conosceva quand’era morto? Invece era stato proprio seppellito, certo? Finita l’estate, ciascuno ritornò da se, però il mistero rimase.

Il corso scolastico successivo, la mia vita fece una girata assolutamente inaspettata. I miei decisero di cambiare vita radicalmente. Avevano comprato un’antica casa in quel paesino di montagna e ci trasferimmo definitivamente.

Senza il gruppetto dell’estate, mi annoiavo abbastanza. Per contribuire al mio svago, i miei mi proposero che io facessi le pulizie della mansarda, visto che i padroni precedenti non l’avevano svuotata. Quando avrei finito il lavoro, tutto quello spazio sarebbe per me. Lassù c’era un po’ di tutto: atrezzi e vecchiumi di tutte le epoche, impolverati e pieni di ragnatele. All’improvviso udii una voce che mi diceva:

–Ascoltami, ti prego, non avere paura.
–Eh, invece no, io non ho mai paura. E tu chi sei?

Mi raccontò una storia tanto incredibile quanto certa, ve lo posso assicurare. Era l’erede di quella casa, però aveva voluto girare per il mondo e provare di far fortuna. Perciò si imbarcò per l’America. Poi inviò una nave caricata di richezze da se con l’idea che lui sarebbe tornato qualche mese dopo. Però la nave affondò e l’unica cosa che poté fare fu una mappa con l’esatta situazione dei resti affondati. La conservò con cura perché nessuno in famiglia sua lo credè. Morì ai quarantadue anni per una misteriosa febbre. Però lui non poteva riposare in pace, almeno finché non trovasse la persona adatta per avere cura di quel prezioso documento. Mi fece così pena che gli promessi di averne cura e di farne un buon uso. Detto questo sparì senza che io nemmeno me ne accorgessi e restai da solo con la pergamena in mani. La srotolai e lessi soltanto la prima riga: “Io, Matteo Giuntoli...”

Come potete immaginare, corsi verso il cimitero e mi fermai di fronte a quella lapida intrigante. Mentre la leggevo, provai una nuova sensazione che identificai come paura.

Matteo Giuntoli
                                   16 gennaio 1835 – 26 agosto 1877

giovedì 29 settembre 2011

Alla scoperta di... Stefano Benni


Ringrazio Federicasole per consigliare questo libro nel suo blog.

Stefano Benni ci apri le porte di un bar speciale. Come speciali sono i suoi avventori. Perché oltre il venditori di tappetti, il cuoco e il marinaio, ci troviamo un nano, una sirena, un cane e la sua pulce, l’uomo invisibile... Il lettore assiste allo stesso che il protagonista al racconto delle storie che tutti questi personaggi così diversi sviluppano l’uno dopo l’altro.

Tutto può accadere nel bar sotto il mare. Perfino che come ospiti privilegiati siamo invitati a raccontare la nostra propria storia. Perché Stefano Benni sa creare un’atmosfera così magica che non solo riesce ad avvolgere i lettori ma anche ti fa venire la voglia di inventare una storia e raccontarla.

Volo a scriverla. Appena finita ve la faccio conoscere.

domenica 25 settembre 2011

Idee fisse

Il corso scolastico è iniziato da due settimane. Da noi l'unica che ha gli interessi chiaramente definiti è la fianciulla. Ha soltanto nove anni, però sa già quello che le piace: le lingue, la musica, la storia, l'arte, l'archeologia. E ha un'opinione contundente riguardo alla matematica: è un vero e proprio strazio. Sabato durante il pranzo parlavamo un po' di tutte le novità: i compagni, le aule, i maestri, le materie... E lei ci ha stupito quando ha detto:
-Ieri mi è piaciuta la lezione di matematica.
-Che sorpresa! E dicci, cosa vi hanno spiegato?
-I numeri romani.

Tutti e quattro abbiamo scoppiato a ridere mentre lei ci guardava, gli occhi e la bocca spalancati, senza capire che cosa era così divertente.

venerdì 23 settembre 2011

Le nuvole


L'apertura di una libreria è sempre una buona notizia. Però se parliamo di una libreria italiana a Barcellona è una notizia eccezionale.

Questa sera ha aperto le sue porte la libreria Le nuvole. Una porta aperta alla lettura, alla letteratura e alla cultura italana in uno dei quartiere più carini di Barcellona. Un nome suggestivo per un'attività che, almeno a me, fa volare.

Gli auguro tantissima fortuna!

venerdì 16 settembre 2011

Ce l'ho fatta!

Ho già ricevuto il risultato dell'esame fatto il 20 giugno: 170/200. In generale buono e ottimo nell'orale. Sono molto contenta!!

Non riesco ad aggiornare il blog né a visitare i vostri perché da una settimana è cominciato il nuovo corso scolastico con una grande novità: il preside mi ha chiesto che io fossi la coordinatrice dei corsi superiori e adesso sono impegnatissima. Però volevo farvi sapere che sono stata promossa e ringraziarvi per il vostro sostegno.

Spero ritornare presto alla normalità. Un caro abbraccio a tutti.

lunedì 29 agosto 2011

Alla scoperta di... Dante Maffìa (2)


La donna che parlava ai libri è uno dei personaggi che si muovono fra le pagine del volume di Maffìa intitolato proprio così. Nei diversi racconti che formano il libro, Maffìa ci presenta una galleria di personaggi che di solito hanno a che vedere con la letteratura, con i libri, con gli autori universali, con il desiderio di fama o di immortalità, addirittura con la propria creazione letteraria.

Siccome assistissemo a un piccolo teatrino di burattini vediamo passare di fronte ai nostri occhi un enorme ventaglio di figure: la donna che ha la casa piena dei libri rubati al critico letterario Giacomo Debenedetti; un esercito di autori che si organizzano agli ordini del mitico eroe Ulisse per riscattare la Terra della brutta qualità delle opere letterarie; Rosanna, l’ardente giovane che fa l’amore con i romanzi di Camus spargiti sul letto; il libraio che regala libri ai bambini; il ragazzo che adora la parola Patagonia; il tipo che cerca un libro perduto; la ragazza che voleva essere scrittrice; e Poe, Borges, Vargas Llosa, Zlobec...

Tutti contribuiscono a creare un’atmosfera che attira il lettore. Infatti, il lettore non resta indifferente. Maffìa riesce a farci capire l’emozione dell’atto letterario tante volte legato all’affetto, alla passione, al sesso, insomma, alla vita. E lo fa con la padronanza assoluta di una lingua arricchita a volte dalla ironia, a volte dalla tenerezza, una lingua che combina il registro più culto con quelle espressioni popolari che l’avvicinano al lettore ancora di più.

giovedì 25 agosto 2011

Roma


Sono a Roma da dieci giorni. Pensavo di aver molto più tempo per aggiornare il blog, però Roma non mi lascia scrivere, soltanto vivere.

Lezioni mattina e pomeriggio, seminari, passeggiate guidate dagli insegnanti per la città, cinema, aperitivi, gelati, librerie, appuntamenti con i colleghi e con vecchi amici ritrovati…

Non me ne sono accorta e sabato sera sarò un’altra volta a casa. Oltre agli abiti da lavare, alla valiggia ci porterò dei libri, un sacco di esperienze, un mucchio di nuove parole e di modi di dire, i bei ricordi di una vacanza indimenticabile.

Roma sarà stata un vero e proprio distacco. Anche se lo sforzo famigliare è stato tutt’altro che facile da fare, penso che ne abbia valso la pena. Comunque ho momenti disperati perché vorrei avere la padronanza di un madrelingua e, ovviamente, non è né sarà mai così. Però mi conosco bene e so che non smetterò, che ce la metterò tutta. Come dice il grande poeta Kavafis è meglio che il percorso sia lungo.

“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.”

Buona giornata a tutti. Un abbraccio da Roma.

mercoledì 10 agosto 2011

Imparo da voi

Io e il marito siamo partiti da soli durante tre giorni meravigliosi per festeggiare l’anniversario del nostro matrimonio: un antico monastero arredato come albergo, visite culturali, gite, piscina, cene romantiche, belle serate... E ore e ore per conversare, per progettare tante cose, per rilassarsi, per passeggiare...

È perciò che negli ultimi giorni sono stata assente. Si ammucchiano i post da leggere. Forse ci riuscirò, non lo so, però non voglio stressarmi. Mi piace tutto quello che scrivete, ciascuno con il suo stile personale. Mi sembra di conoscervi da tanto tempo! I vostri disagi e le vostre alegrie sono anche un po’ mie. E voglio ringraziarvi un’altra volta per tutto quello che inoltre imparo da voi. Tante parole, espressioni, usi preposizionali, proverbi, scrittori, forme di vita...

L’anno scorso ho comprato questo quaderno così carino a Roma.




Adesso riempo le sue pagine con le vostre parole.



Anche se non si vedono in queste pagine, prendo parole di tutti i blog che seguo. Scusatemi coloro che non apparono cui. Grazie a tutti di cuore.

Lunedì alle 6.00 decolerà l’aereo che mi porterà di nuovo a Roma. Debo sistemare tutto. Probabilmente il prossimo post sarà già scritto dall’Italia. Se qualcuno ci sarà in quei giorni, fatemi sapere, per favore!!

Sono nervosa.
Emozionata.
Impaziente.

Un caro abbraccio.



mercoledì 3 agosto 2011

La prima cosa bella


Bruno Michelucci è un professore di letteratura che prova di sopravvivere ai ricordi di un’infanzia romanzesca e alla personalità vitale ed estroversa di sua madre. Tutto comincia nell’estate di 1971, quando Anna, sua madre, è proclamata insperatamente la “mamma più bella dell’estate”. Poi la famiglia Michelucci comincia ad avere problemi e vivere diventa per Bruno un’avventura fino ad arrivare ai nostri giorni, quando Valeria,  sua sorella, decide riconciliare Bruno con il suo passato e con sua madre. 

Dopo un anno e mezzo dalla sua uscita nelle sale cinematografiche italiane arriva da noi il film di Paolo Dirzi “La cosa più bella”. A Barcellona c’è qualche cinema dove si possono vedere film in versione originale. Ogni tanto in italiano. E un’altra volta io e la mia amica abbiamo preso il treno e dopo 45 minuti siamo arrivate a una città stranamente vuota. Agosto, non c’è dubbio. E il cinema non si trova vicino a nessuno dei luoghi più visitati dai turisti. Una passeggiata gradevole e un film che ti lascia un retrogusto malinconico e dolce insieme.

mercoledì 27 luglio 2011

Le tende della cucina

Anche se in quest’estate mi sento presa dalla pigrizia, sono riuscita a finire le applicazioni di patchwork per le tende della cucina. È una cucina luminosa con due finestre e questi fiori le danno un’aria sempre primaverile che mi piace e mi fa più gradevoli le ore che ci passo a fare deliciose ricette.






Sono le stessi fiori che ho fatto mesi fa per coprire la cucina ad induzione. Fanno un bel insieme.



giovedì 21 luglio 2011

Haiku


L’haiku è un breve componimento di origine giapponese realizzato da tre versi caratterizzati da 5, 7 e di ancora 5 sillabe. Ha origini antichissime. Si crede che è nato per esprimere, in forma lirica e concisa, lo spirito Zen. Viene ritenuta una delle forme più nobili per esprimere stati d’animo, pensieri ed evocare immagini e visioni. Esiste una vera e propria letteratura degli haiku che è considerata universalmente una forma metrica raffinatissima.

Vi lascio un mio haiku in versione originale, dove viene rispettata la quantità sillabica, e anche la traduzione in italiano anche se così non è un vero haiku.

L’au des de la branca
veu la llibertat immensa.
La mort és en l’aire.

L’uccello dal ramo
vede la libertà immensa.
La morte è nell’aria.

lunedì 11 luglio 2011

Alla scoperta di... Dante Maffìa (1)

Non capita spesso di conoscere prima l’autore e poi la sua opera. Non voglio dire il nome dell’autore, ma la persona. Invece è quello che mi è capitato. Dal momento in cui ho deciso iniziare questo blog ho fissato due scopi. Innanzitutto migliorare il mio italiano, perciò ho cercato blog di argomenti diversi, che parlassero di tante cose, della vita, della quotidianità, del lavoro, dei sentimenti, della famiglia, del tempo libero... Voglio ringraziare tutti per condividerli con me. In secondo luogo, anche se per me molto più importante, avvicinarmi alla massima espressione della lingua, ovvero alla sua letteratura. Da sempre ho potuto leggere gli autori catalani in catalano e quelli spagnoli oppure sudamericani in castigliano. Dopo aver studiato il francese durante dieci anni sono riuscita a leggere Molière, Racine, Baudelaire, Camus, Sartre... nella lingua in cui loro si erano espressi. Davvero un piacere, una gioia, un’ebbrezza letteraria. E alla fine è arrivato il momento dell’italiano. La mia quarta lingua romanza. Un paio di anni fa ho cominciato i corsi di lingua a Barcellona. Si può parlare di un rapporto amorevole con una lingua? Credo di sì. E ho imparato con avidità, non mi sono mai scoraggiata. Quindi ho anche cercato blog che parlassero dei libri, degli autori, della letteratura. E sono arrivata a L'albero delle mele d'oro, uno dei blog di Giovanni Pistoia, che davvero vi raccomando. È stato lui che ha fatto riferimento a La donna che parlava ai libri, un libro di un autore sconosciuto da me: Dante Maffìa. Il titolo mi è sembrato suggestivo e quando sono stata a Milano durante le vacanze di Pasqua ho voluto acquistarlo. Ma non ho potuto: una piccola casa editrice, ci vuole aspettare qualche giorno, mi hanno detto, e io finivo già il mio soggiorno italiano. Dispiacere. Appena arrivata ho raccontato il fatto a Giovanni. Un paio di giorni dopo ho ricevuto una mail dal signore Maffìa. Mi chiedeva il mio indirizzo per inviarmi il libro come dono.

Ed è stato così che ho conosciuto prima la persona che l’autore e la sua opera. Una persona sollecita, pronta, sensibile. Mi ha sbalordita. Infatti una settimana dopo il postino mi ha portato il libro. Un libro è sempre un regalo prezioso. Quel libro però aveva un valore speciale. Mi è preso il batticuore. Mentre aprivo il pacchetto, le mani trasudate, pensavo al viaggio che aveva fatto il libro fino arrivare da me. Immaginavo un punto sconosciuto di Roma, un palazzo, una stanza piena di libri. Ho visto un uomo che prendeva il libro, lo incartava e scriveva il mio nome e il mio indirizzo con la calligrafia accurata di coloro che abbiamo imparato a scrivere prima dell’esistenza dei computer. Poi l’ho immaginato alla posta. Il libro ha iniziato così il suo viaggio portandosi dietro non soltanto la copertina, le pagine, le parole, le storie e i personaggi, ma anche una dedica. A questo punto l’avevo già sfogliato. Tra le righe si nascondevano la generosità, l’amabilità e la sobrietà di uno sconosciuto con cui comparto, ne sono sicura, l’amore per la letteratura e i libri, e il nome del quale non dimenticherò mai. Ho stretto il volume contro il cuore, il sorriso nel viso, sul punto di scoppiare di felicità.
Poi ho visitato il suo sito. Dante Maffìa è uno dei grandi della letteratura italiana odierna. Non so se riuscirò a leggere tutto quello che ha scritto, sono tante le raccolte di poesia, i saggi, i romanzi.

La donna che parlava ai libri mi accompagna in questo periodo stivo. Ci sono tanti nuovi termini da imparare! Una vera sfida per me però soprattutto un bel tesoro. Le mie parole non hanno importanza in confronto a tutte le decorazioni e tutti i riconoscimenti che Dante Maffìa ha ricevuto al lungo della sua carriera, però sono davvero uscite dal cuore. Grazie, signor Maffìa.

sabato 2 luglio 2011

Osteocondrite

Mio figlio ha un disturbo che si chiama osteocondrite, cioè una infiammazione del cartilago e dell’osso della caviglia. Le conseguenze: al minimo tre mesi con le stampelle perché non può appoggiare il piede. Figuratevi! Un ragazzo che compiererà 13 anni la domenica prossima e non può correre, né giocare alla palla, né praticamente camminare perché si stanca tantissimo con le stampelle... Abbiamo dovuto cancellare le vacanze. Pensavamo andare in montagna, in una regione spagnola che si chiama Navarra, e fare tante gite e visitare monumenti romanici. Ovviamente non partiremo. Per fortuna il mare gli è beneficioso e l'abbiamo vicino a casa. Vilanova i la Geltrú è un paese di 60.000 abitanti circa che si trova sul mare. Abbiamo spiagge lunghissime di sabbia finissima e un lungomare bellissimo. Ci sarò praticamente tutta l’estate, se ci volete passare le vostre vacanze vi aspetto volentieri!

Immagine trovata in Internet

Poi, e siccome ho un marito eccezionale, la seconda quindicina di agosto vado a Roma. Lui resta a casa con i tre moschettieri affinché io possa fare un corso intensivo di lingua italiana. Lo so che ad agosto a Roma non c’è nessuno, soltanto si trovano turisti e pazzi come io che si impegnano a studiare, però se qualcuno di voi ci sarà e gli va l’idea di conoscersi, fatemi sapere e magari organiziamo un appuntamento. Questo mondo virtuale e interessante però credo che non ci si sia inventato niente di meglio che conoscersi di persona e poter chiacchierare un po’, scambiare impressioni, sentirsi la voce, guardarsi negli occhi, scoprire sorrisi.

giovedì 23 giugno 2011

In omaggio

In omaggio a mia madre e a tante donne che sono state vittime di un brutto e triste momento storico.

Quando i ricordi si faranno presenti
aprirò le braccia in croce
e mollerò l’urlo profondo
di tutte le generazioni di donne
che hanno vissuto la vita di un altro
perché a loro tutto è stato negato.

L’artista dello spolverino.
La poetessa del grembiule.
L’ingegnere privilegiata
che fece la dattilografa
prima di andare all’altare.

Non si è mai fatto il censimento
di tutte le casalinghe
che non avrebbero dovuto essere
anonime.


Teresa Guiluz. Tradotto dall catalano in italiano.

sabato 18 giugno 2011

CELI 3

Sto sudiando. Connettivi testuali, connettivi che reggono congiuntivo, preposizioni, verbi, lessico, aggettivi, pronomi relativi... Non riesco a ricordare tutto, anzi credo che più vicino sia l’esame più cose dimentichi. Adesso, per esempio, non so se il verbo dimenticare devo coniugarlo all’indicativo oppure al congiuntivo. Il CELI 3 è un esame di lingua italiana per stranieri (sarebbe l’equivalente del First Certificate of English). Sono nervosa, stanca. A volte penso che non ce la farò. Per fortuna ho un marito eccezionale che in questi giorni si occupa di tutto. Comunque muoro dall’envidia quando si porta dietro i nostri figli alla spiaggia. Restano poche ore e poi tornerò a godere la vita e a godere l’italiano; ora lo sto soffrendo. Auguratemi un grosso in bocca al lupo, per piacere. Ne ho bisogno. Lunedì dalle 9.00 alle 17.00 pensatemi in alcun momento.

venerdì 10 giugno 2011

Biscotti

Di solito la lezione di italiano si svolge venerdì sera. Questa settimana però è venuta anticipata a giovedì, insomma un pomeriggio libero in cui ho fatto un sacco di cose.

Innanzitutto, una lezione individuale al figlio di un buon amico che ne aveva bisogno. La prossima settimana in Catalogna gli alunni che vogliono accedere all’università dovranno passare delle prove. Il suo futuro dipende del risultato dell’esame. Sono nervosi, gli sembra di aver dimenticato tutto quello che hanno imparato durante il corso. Tranquillizzarlo e dargli una mano mi ha fatta felice.

E poi, abbiamo voluto approffitare che da alcuni giorni piove e il tempo è rinfrescato per accendere il forno. È venuta anche una amichetta delle mie figlie e tutte e quattro ci siamo messe in cucina. Io ho impastato 300 gr di farina, 100 gr di burro, 100 gr di zucchero, 1 uovo, 3 cucchiai di latte, 1 cucchiaio di lievito, 1 cucchiaio di vaniglia e un po’ di sale. Loro hanno steso la palla ottenuta con il mattarello e poi si sono divertite a creare le loro forme preferite utilizzando gli stampini dei biscotti: elefanti, orsetti, cuori, stelle...



Tutti vengono adagiati su una pirofila in una placca da forno e spennellati con uovo.



Li abbiamo messo in forno a 210 gradi per 4 minuti e poi li abbiamo gratinato finché la superficie si è vista dorata. Ecco il vassoio che l’amichetta ha portato da lei.


Così inizia un fine settimana lungo perché qui anche lunedì è festivo e siccome le previsione meteorologiche sono buone per il fine settimana ce ne andiamo con alcuni amici in una casa in campagna. Buon weekend a tutti!!

mercoledì 8 giugno 2011

Poema

Oggi mi è venuto in mente questo poema scritto l'estate scorsa, forse per la voglia di sole e di vacanze! E ho pensato di condiverlo con voi. Spero che la traduzione possa trasmettere la bellezza e i sentimenti praticamente come nella mia lingua. È difficile avere la padronanza di un'altra lingua, non vi dico la lingua letteraria! Perciò chiedo la vostra comprensione.

Una per una ressegueixo
suaument amb el dit
les perles de lluna
que el mar ha deixat
en el teu cos lluent
aquest capvespre d'agost.
Les enfilo amb un cordill de besos
i me'n faig un collaret d'amor.

Una alla volta ripercorro
delicatamente con il dito
le perline di luna
che il mare ha lasciato
sul tuo corpo brillante
sull’imbrunire di agosto.
Le infilo con una cordicella di baci
e me ne faccio una collana d’amore.

domenica 5 giugno 2011

Midnight in Paris


Anche se sono impegnatissima, questa settimana ho trovato un paio di ore per andare al cinema. L’ultimo film di Woody Allen mi è piaciuto. Parigi è una città incantevole e il registra le rende un vero ommaggio. Il protagonista, uno sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore, si troverà per caso catapultato nella Parigi degli Anni Venti con tutto il suo fervore culturale: Hemingway, Fitzgerald, Picasso e tutti gli intellettuali dell’epoca. Così comincia a vivere una doppia vita.

Pur partendo dei topici sugli americani, la riflessione sulle insoddisfazioni delle nostre vite è profonda. I personaggi sono costretti a confrontarsi con l'illusione che una vita diversa dalla propria è meglio. Una commedia romantica con il tocco ironico e mordace che caratterizza i film di Allen.

sabato 28 maggio 2011

Alla scoperta di... Stefania Bertola


“Un libro di racconti è un sacco di Natale, e l'autore dà a ciascun lettore il suo personale pacchetto, con il nastro e il bigliettino.”

Questa è la definizione che Stefania Bertola fa di Il primo miracolo di Georges Harrison che ho appena finito di leggere. Infatti è una raccolta di dicianove racconti sui piccoli imprevisti della vita e dei sentimenti che ci presenta un ampio ventaglio di personaggi e situazioni. Un bambino che tenta di salvare il capitano della sua squadra dal fascino della sua sorella adolescente. Una traversata a piedi a Torino. Una vigilessa inflessibile che prende a calci i gatti nei vicoli e multa tutti con gioiosa perfidia, e poi la sera canta come un angelo. E quello che intitola il libro, una fidanzata che visita la chiesa della Consolata per attaccare al muro un ex voto offerto a George Harrison perché il suo ragazzo è stato per morire folgorato dalla chitarra elettrica.
Nessuno dei racconti ci lascia indifferenti: un sorriso, un po’ di felicità, una piccola tenerezza, un po’ di dolore, un disagio... In realtà ciascun lettore può sperimentare sensazioni diverse. Quello, però, che li rende coerenti è lo stile leggero, elegante, spiritoso, ironico e sorprendente.

mercoledì 25 maggio 2011

Vi raccomando... Il quaderno di Aram


Ho appena finito il corso con i miei alunni di letteratura. In un mese dovranno passare un esame per accedere all’università. L’ultimo libro che viene letto in questo corso è Il quaderno di Aram di Maria Àngels Anglada. È un romanzo che l’autrice aveva concepito originariamente come giovanile. Il risultato finale, però, è valido per tutte le età.

Dalle voce di Aram e sua madre, Marik, vengono raccontate la deportazione e l’assassinio di migliaia di armeni da parte dei turchi. I fatti sono successi dalla fine del XIX siecolo fino il 1919. Fu il primo grande genocidio della storia. Si sa che Hitler lo conosceva perché mentre preparava l’invasione della Polonia, disse ai suoi generali che alla fine la Storia dimenticherebbe tutto visto che nessuno si ricordava già del genocidio armenio. Maria Àngels Anglada lottò tutta la sua vita per preservare la memòria dell’essere umano.

L’autrice combina il quaderno che condividono madre e figlio con documenti reali dell’epoca, testimoni di personaggi in base a persone reali, canzoni tradizionali armenie e poesie del grandissimo poeta armenio Varujan.

Una storia documentata, scritta in un stile sobrio, ma non esente di lirismo. Una storia che colpisce –non mi vergogno di dire che ho anche pianto– che non lascia indifferente nessuno.

E’ stato tradotto in italiano da Maria Suelzu e pubblicato da Angelica editore.

domenica 15 maggio 2011

Ci sono fantasmi?

Cari amici blogger,

qualcuno sa cosa sta succedendo con i commenti? Ho scritto commenti su alcuno dei vostri blog e sono sparuti. Ed è successo lo stesso sul mio blog. :(

Signore fantasma mangiatore di commenti: lo sai come costa a un'apprendista scrivere tre righe in italiano? La prego, mi faccia il favore di diventare vegetariano!

mercoledì 11 maggio 2011

Abbiamo vinto!!


Mancano ancora due giornate e siamo già campioni della “lliga”, ovvero, lo scudetto.
Terzo scudetto consecutivo. Forza Barça! Qui il Futbol Club Barcellona si conosce come “Barça”. Abbiamo una squadra bravissima. Alcuni dei migliori calciatori del mondo. Ogni fine settimana si vede buon calcio. Quello che è insuperabile, però, è lo spiritu che unisce giocatori, allenatori e tifosi. Rispetto al contrario, sforzo, affanno di superazione, lavoro di équipe.

Siamo contenti, sopratutto dopo aver perso la coppa del re. Ora aspettiamo Wembley. Aspettiamo rivedere il miracolo del 92. Incrociate tutti le dita. Mi raccomando!

venerdì 6 maggio 2011

Magliette estive

Si avvicina l’estate. Abbiamo voglia di buon tempo, di mettere nel armadio i vestiti d’inverno. Queste magliette ci ricordano il tempo passato sul mare, un tempo che stà per tornare.

Ringrazio Alessandra Liberato per il dissegno del polpetto. Gentilmente mi ha datto permesso per farne un’applicazione. La balena è un dissegno che abbiamo trovato alcun tempo fa in un libro di patchwork.


Ecco la maniera di trasformare dei semplici magliette bianche in un canto all’estate.

domenica 1 maggio 2011

Alla scoperta di... Cesare Pavese (2)

Sono stata un po’ assente e mi dispiace, ma ho dei giorni impegnatissimi al Liceo, un incarico importante dalla casa editrice e l’inizio del corso di preparazione al CELI 3 ogni venerdì dalle ore 18 alle ore 21 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona fino metà giugno. Esercizi di grammatica, tre comprensione scritte e due composizioni scritte. Inoltre rivedere il lessico, i connettivi, i tempi verbali... Senza dimenticare che i miei figli hanno bisogno della mia compagnia, che vogliono continuare a leggere insieme prima di andarsene a letto, che hanno i suoi piccoli -o grandi, dal suo punto di vista- problemi.


Malgrado tutto, ho già finito La bella estate. Come sempre, Pavese mi è piaciuto, anche se rimane sullo sfondo un sapore agrodolce.

La bella estate (1949) ci parla dell’innocenza perduta, del passaggio da uno stato felice, quello dell’infanzia e dell’adolescenza, a uno stato diverso, la maturità. Ginia è la ragazza modesta che lavora in un atelier e che, dalla mano di Amelia, una sua amica, si trova immersa in un mondo opposto al suo: l’ambiente bohème dei pittori torinesi. Amelia è un personaggio ambivalente. Da un lato, è negativa per quanto rappresenta la corruzione. Da l’altro, è necessaria al compimento dell’evoluzione di Ginia. Ginia si fa guidare da lei in un mondo che non è il suo, verso una vita che non gli appartiene. Per cioè mi è sembrata significativa la battuta finale in cui Ginia dice ad Amelia: “Conducimi tu”. Potrebbe essere che Pavese ci offrisse una metafora della morte come lui la vedeva, terribile ma attraente. Forse non per caso Pavese si tolse la vita appena un anno dopo.

Probabilmente non vi dico niente di nuovo. Credo che La bella estate sia un romanzo che venga letto dagli studenti italiani nei Licei, ma per me è importante fare queste piccole recensioni dopo aver letto un’opera. Addiritura, credo che sia la prima volta che uso il passato remoto e questo per me è una sfida. Fatemi le correzioni che volete. Ne sarò tanto riconoscente.

lunedì 25 aprile 2011

Milano?

Milano? Ma come mai ve ne andate a Milano? Ci sono tante città molto più belle da vedere in Italia... Tutti mi guardano stupiti. Non capiscono niente. Per la generazione dei miei, Milano è una città industriale senza attrattive tranne il Duomo. Per la mia generazione, Milano è la capitale della moda a prezzi altissimi. Al di là dei topici, in prattica ho scelto la capitale lombarda per godermi da alcuni giorni di vacanze per un motivo importante: conoscere dal vivo la mia amica di penna. In qualsiasi città italiana avessi potuto sentir parlare italiano, soltanto a Milano tante parole, tante lettere sono diventate un paio di occhi azzurri, un bel sorriso e una voce. La voce giovane ma riposata, dolce ma sicura della mia cara amica Manu.

Mi sento privilegiata di godermi dalla sua compagnia. Lei è stata una guida eccezionale. Infatti dalla sua mano abbiamo scoperto i chiostri dell’università, piccoli gioielli di solito nascosti agli occhi dei visitatori; la chiesa di San Gottardo in cui non c’era nessun turista; la casa degli omenoni che perfino alcuni milanesi sconoscono; Brera e i suoi strade piene di gente, negozi, ristoranti, piazzali, fiori...

Anche per la Lombardia i suoi consigli sono stati azzeccati, sopratutto Varenna, un paesino bellissimo coronato dal Castello di Vezio. La salita, anche se abbiamo sudato, vale la pena. Il castello si affaccia sul Lago di Como e la vista è davvero indimenticabile.




L’anedotto divertente sono i fantasmi che si trovano qui e qua e che creano un’atmosfera fantastica la quale è piaciuta tantissimo alle bimbe.


E poi, il sole primaverile, le risate, le chiacchierate, le ore passate scegliendo libri alla Feltrinelli, i gelati, la colomba pasquale, le pizze, la fiera del mobile...

Insomma, a tutti quelli che mi guardavano strabiliati io gli dico: Milano, sì!!

sabato 23 aprile 2011

Buona Pasqua


Tra l’inverno e la primavera, la domenica di Pasqua è un’esaltazione della fertilità e della rinascita. Le ouva e i conigli simbolizzano questo rinascere della natura. Il nome inglese, Easter, viene dalle feste organizzate in ommaggio a Eostre, dea della primavera e dell’alba. I suoi simboli erano la lepre e il ouvo. Oggi ci si regala uova di cioccolato oppure ci si nasconde uova che verrano trovrate dai bambini nel giardino o in qualsiasi cantuccio.

I giorni precedenti alla Pasqua sono andata a trovare una amica blogger, Manuela, a Milano. Le ho portato una coniglieta fatta da me, l’altra la ho regalata a un’altra mia amica.

A casa, anche le mie figlie hanno voluto augurare la Pasqua alle sue amichette perciò, un po’ aiutate da me, hanno fatto uova e biglietti di auguri. Ve li lasciamo qui per dirvi

BUONA PASQUA





Prometto que il racconto delle vacanze a Milano arriverà presto!

giovedì 14 aprile 2011

Vacanze

Da lunedì a venerdì in periodo scolastico.

6.30 Suona la sveglia dei genitori. Boh! Ma se sembra fosse stato un attimo che ci mettevamo a letto!

7.00 Suona la sveglia di mio figlio. Disabilitata rapidamente.

7.10 Entro in camera sua:
-Amore, debbi alzarti per non essere in ritardo alla scuola.
-Ma, mamma, ti prego: cinque minuti in più.

7.30 Suona la sveglia delle mie figlie. Nel letto a castello le due bimbe poltriscano.

Sabato 16 aprile 2011

4.30 Suonerà la sveglia ma non ci vorrà: saremo tutti ad aspettare il dolce suono che darà il tiro di partenza alle nostre vacanze.

Macchina, aeroporto, aereo e... Milano!!! Non conosco la città, ma sono sicura che mi piaccerà. E dopo alcune gite: Como, Lecco, Bergamo... E vivere per alcuni giorni in italiano. All’autobus, nei negozi, in pizzerie... E’ lontana la quindicina di giorni passati a Roma ad agosto. Come mi manca sentire parlare la vostra bellissima lingua. Non vedo l’ora...

Se alcuno di voi, cari amici blogger, abita a Milano, fatemi sapere!

Vi racconto l’esperienza al rientro. Un caro abbraccio.

sabato 9 aprile 2011

L'albero magico


Matteo aveva paura di tutto. Allora cercò aiuto sulle Pagine Gialle e, alla voce Soccorso per Grandi Paure, il bambino trovò: Albero Magico.

Con motivo della Festa della Solidarietà che ogni anno organizza Oxfam, questo pomeriggio ho fatto la raccontafavole alla piazza del Comune del mio paese. Il racconto è una tenere storia che ci parla delle paure che di solito minacciano i nostri bimbi. Penso che forse possa aiutarli a superarle.

Io l’ho raccontato in catalano, il titolo è “Ben el Valent”, cioè “Ben il coraggioso”. Infatti si troba anche in italiano, ma il titolo è “L’albero magico”, il protagonista si chiama Matteo ed è stato pubblicato da Lemniscaat. L’autrice è Mathilde Stein e le illustrazioni di Mies van Hout sono simpatiche e graziose. Una storia che piace a grandi e piccoli.

Lo raccomando a tutti quelli che hanno figli piccoli oppure nipotini come la mia cara amica Manu.

venerdì 8 aprile 2011

Fritelle di Quaresima



Credo proprio che in Italia le fritelle sono tipiche del Carnevale ma in Catalogna c’è una tradizione legata alla Quaresima, precisamente ai venerdì di Quaresima. Oggi, mi sono alzata prestissimo e le ho fatte con una ricetta di mia mamma. Sono davvero buone. Vi lascio la ricetta. Buon appetito!

Ingredienti:

150 gr di zucchero
400 gr di farina
1 bustina di lievito
3 uova
150 ml di latte
150 ml di olio
100 ml di anice
1 scorza di limone grattuggiata
1 cucchiaino di cannella
zucchero per spolverizzare le fritelle
olio per friggere

Preparazione:

Mescolate la farina, il zucchero e il lievito. Aggiungete le uova, il latte, l’anice e l’olio fino a ottenere un composto omogeneo. Dopo aggiungete la scorza di limone grattuggiata e la cannella.

Formate delle frittelle con un cucchiaino e gettatele nell'olio bollente. Mettetene poca quantità per volta perché crescono molto. Per sapere se sono realmente cotte, potete pungerle con uno stuzzicadenti.

Quando sono cotte mettetele ad asciugare su un piatto con carta assorbente e servitele spolverizzandole con zucchero.

La pasta viene conservata nel frigo durante quattro o cinque giorni.

lunedì 4 aprile 2011

Sitges


Questa foto è di un paese vicino al mio che si chiama Sitges. E’ un paesino bellissimo sul mare. Mia mamma ci è nata 81 anni fa. Perciò l’anno scorso tutta la famiglia si è riunita per celebrare il suo 80 compleanno. Ci eramo tutti, anche il nipote maggiore che aveva trovato un lavoro da poco a Mallorca. Abbiamo lasciato fuori i nostri problemi e l’abbiamo avvolta con la nostra presenza e il nostro affetto. Perché lo meriti. Perché lei è stata sempre attenta alle nostre necessità. Per il suo amore incondizionato. Durante il pranzo abbiamo ricordato tanti anedotti, abbiamo raccontato tante storie che alcuni di noi non abbiamo nemmeno visuto. Lei è la persona che da senso a tutto.

Sitges è diventato molto diverso nel trascorso di ottant’anni, non a niente a che fare con il Sitges della sua infanzia, ma questa immagine della chiesa è rimasta inalterabile. È conosciuta come “la Punta”. E’ famosa anche la macchina pirotecnica che si fa accanto alla “Punta” con motivo della festa del santo patrono. Nell’altra foto si vede quello che le abbiamo regalato: un arazzo con una “punta” la notte dei fuochi fatta di patchwork. L’ho fatto con tanto amore. Aspetto che vi piacerà.